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Nonostante sciatterie ed inconsapevolezze, è tornata la primavera

Abbiamo ricevuto e di buon grado sottoponiamo alla riflessione dei nostri lettori

  22/03/2021

Di Redazione

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La stagione, che, a parere di chi scrive, è, per il portato di fuoruscita dai rigori della stagione invernale e dal suo carico di afflizioni, appare al primo posto dei gradimenti. 

Sull'argomento eravamo intervenuti un paio di mesi fa, pubblicando il contributo di un affezionato lettore. Che rifletteva sul combinato tra le ovvie complicazioni dell'inclemenza climatica e le performance della macchina dei ripristini e della mitigazione sulla vita quotidiana. 

Come sia andata la campagna contro il “generale Inverno” è cosa risaputa (e certamente non commendevole): segnalazione dell'eccezionale (sic!) precipitazione, (parziale) ammissione di una prestazione non esattamente virtuosa, promesse per il futuro…e riconoscimento (tardivo e non esattamente trasparente) dei disastrosi indotti. Ci riferiamo ai devastanti danni inflitti alla pavimentazione in conglomerato bituminoso della maggior parte delle vie di scorrimento semiperiferico ed alla copertura delle vie e piazze centrali, giustamente privilegiate dal rivestimento di materiali nobili. 

L'insensato uso di materiali anticongelanti ed il ricorso alla pala spazzaneve selvaggia avevano fatto quanto immaginabile (tranne a chi dovrebbe essere informato sui materiali e le metodiche di manutenzione stradale). 

Fatto si è che si è dovuto praticamente procedere alla riposatura dei “sampietrini” su gran parte delle superficie del centro storico e a qualche diffuso taccone sui vistosi sbreghi inferti sul manto d'usura delle strade interne asfaltate. 

La premessa è propizia per una riflessione sul modulo prevalente che presiede alla gestione del patrimonio pubblico (nei suoi aspetti manutentivi e migliorativi), di strade, piazze, verde, monumenti ed all'incremento del decoro. Che non costituisce solo un fatto estetico; ma che traccia il livello di qualità e dello stile della vita comunitaria. 

Su tale punto ci pare di dover trarre conclusioni non virtuose dal modello “della rigenerazione” (termine goebbellsiano), che ha costituito dagli esordi del ciclo amministrativo in corso un must. In cui erano trasparenti sia l'illusorietà della effettiva incidenza nei cambiamenti strategici sia l'impulso narrativo/attrattivo. 

È stato detto che il primo mandato serve ad impostare e il secondo a completare. Suggeriremmo, anche a tracciare elementi di continuità per i successivi mandati. Visto che la vicenda cittadina continua a prescindere dai cicli personali. 

Sulla base di tale premessa, possiamo dire che è disponibile sufficiente materia di riflessione e di valutazione. Proprio nello spirito che la vita comunitaria va ben oltre i mandati elettivi. 

Da questo punto di vista (e nella scrupolosa limitazione della valutazione al solo campo del decoro urbano), andrebbe concluso che il decennio, che ha imboccato la dirittura d'arrivo, si presta a note non lusinghiere. 

A cuntentà en Cumòn gh'è bon nissòn: si è sempre argomentato, soprattutto, da parte di chi sta dall'altra parte dei rumors o semplicemente dei sentiments popolari.

Che dire, poi, dell'incuria molto simile ad una rovina generalizzata annunciata del Baluardo Caracena di Porta Mosa e dello stato di abbandono di quell'ampia porzione urbanistica dell'ex Foro Boario, che dovrebbe essere la porta d'ingresso di Cremona? E del diffuso, ossessivo fenomeno graffitaro nelle prevalenti versioni militanti (che continuano nonostante la chiusura di una delle due bocche di fuoco) e nella versione semplicemente vandalica (ma non meno deturpante? 

Ma, vivaddio, l'evidenza della performance è agli occhi di tutti. E alla percezione di chi, come noi, non è in rapporto di malmostosità o peggio di preconcetto. 

Manca, diciamolo spassionatamente, un progetto di decoro e (aggiungiamo sconsolatamente) un modulo gestionale. Cominciamo dalla sala regia “politica” che risulta da tempo immemorabile oggetto di frazionamento assessorile (e, si presume, organizzativo), di gestioni dirette, approdate a format partecipati e poi definitivamente affidate a “partecipate” (uscite dalla partecipazione comunale). Tappe, intermedie e rivelatrici di approssimazioni, i format di Cremona Servizi e Parcheggi Cremona, destinazione dei precedenti servizi in economia e confluiti nella (cosiddetta) multiutility che finirà per fagocitare totalmente il precedente modello autogestionario (in un'ottica, nonostante sia approdato alla responsabilità apicale la figura apicale comunale di un recente passato, non esattamente di “prossimità”). 

Finita anche l'autonomia delle “serre” comunali, un tempo orgoglioso segmento cittadino di apprezzati servizi. 

Finita anche la gestione diretta dei servizi cimiteriali, compresa la manutenzione del verde e del decoro, coi risultati all'evidenza di chi vuol vedere e valutare. Tra cui non si possono non segnalare un costante fronte critico e la funzione di controllo dei Quartieri (forse ricostituiti nella speranza che facessero come le tre scimmiette). 

Insomma ci sarebbero troppe smagliature anche nel cursus di un format amministrativo che non fosse vocato alla “rigenerazione”. 

Manca, ripetiamo ad nauseam, un modello e manca una sala regia. Aver affidato al bravo professor Bona ritagli e frattaglie dell'organigramma del potere esecutivo comunale, non solo non è stato un avviso virtuoso ma sta anche rilevando che le furbizie hanno le gambe corte. 

Con pacchettamenti e spacchettamenti di indirizzi e di funzioni non si va da nessuna parte. Perché mancano chiarezza ed unicità di visione e di indirizzo. Come, peraltro, nelle politiche culturali. 

Chiuderemmo male e saremmo in piena prostrazione da rimorso, se non (ri)facessimo menzione allo stato del largo di via Goito (tra le foto sotto), intitolato alla memoria dell'illustre e generoso cittadino, professor Mario Coppetti, scomparso tre anni fa.

Avrebbe dovuto, nelle intenzioni manifestate dalla Giunta, diventare un angolo di raccoglimento adeguatamente correlato, nell'arredo e nella finalizzazione, alla destinazione di una piccola aliquota di superficie. Situata nel cuore della cittadella della cultura e crocevia del passaggio tra i vari segmenti dell'isola pedonale. 

Era stata ipotizzata una sistemazione di piazzetta destinata ad ospitare il bello di una parte della produzione artistica dello stesso Coppetti e di altri artisti cremonesi (come Graziano Bertoldi).

Si accamparono tardive controindicazioni derivanti dal severo giudizio della Sovraintendenza; ma in realtà c'è sempre stata la riserva di finalizzare i duecento metri quadri a replicare il must (ovviamente si fa per dire) ad un ulteriore allocation per le aspettative muraliste e per le aspettative di relazionalità senza limiti. 

Vogliamo finire questa galoppata tra le disarmanti percezioni suggerite da gestioni non esattamente virtuose della cosa pubblica applicata al decoro ed allo stile di una Città, che non raramente si candida al riconoscimento di città della cultura, vogliamo finire dicevamo, con una nota di speranza. Che è rappresentata dai contenuti del collage fotografico in copertina fatta pervenire da Matteo Tomasoni. Sono le immagini dell'incipiente sbocciatura primaverile. Segno, nonostante le dovute reprimende critiche, di identificazione nel superiore fecondo interesse comunitario. Ma anche di speranza e di fiducia che la vita (almeno quella floreale) continua! 

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